27/02/18

Amnesty tutela i violenti. L'ira della Polizia: noi vittime.


Amnesty tutela i violenti. L'ira della Polizia: noi vittime.

Osservatori al corteo Anpi per filmare eventuali cariche Ma i picchiati sono gli agenti. Tweet delle forze dell'ordine. 

di Chiara Giannini - Lun, 26/02/2018 


Amnesty international si schiera con i manifestanti di sinistra, quelli che a Piacenza e Torino hanno ferito agenti e carabinieri, con l'uso di bombe carta riempite di chiodi che potevano uccidere e lo fa usando le telecamere per controllare le forze dell'ordine. 


La reazione della Polizia di Stato, dura e di condanna, non tarda ad arrivare. Perché? Semplice, l'organizzazione che dovrebbe difendere i diritti di tutti, senza distinzione di appartenenza, sabato scorso, nel corso del corteo di Roma organizzato dall'Anpi, ha annunciato di aver usato suoi rappresentanti per filmare eventuali «violazioni dei diritti umani», in caso di scontri, da parte di agenti o carabinieri. Insomma, nel corso di un evento a cui hanno partecipato il presidente del Consiglio e diversi ministri, ovvero alte cariche dello Stato, Amnesty ha pensato che gli uomini in divisa avrebbero potuto iniziare a manganellare a destra e a manca. Che voglia accusarli di essere eversivi? 

Cosa certa è che questa iniziativa non è che il primo step di un progetto che, nel corso dei futuri cortei, vedrà schierati cineoperatori dell'organizzazione, riconoscibili perché indossano pettorine, intenti a filmare eventuali manganellate ai manifestanti. «Una garanzia per tutti», tuonano da Amnesty. E allora, se è una garanzia per tutti, perché non fare lo stesso con chi partecipa alle manifestazioni, visto che proprio a Torino e Piacenza si sono viste scene in cui si sono consumati veri e propri pestaggi a carico degli uomini in divisa? Due pesi e due misure che hanno fatto arrabbiare e non poco i tutori della legge, anche perché non è la prima volta che Amnesty se la prende con la Polizia. Basti ricordare quando denunciò le presunte violenze a carico dei migranti nei luoghi di identificazione. 

Il Dipartimento della Pubblica sicurezza non ci sta: «La notizia dell'iniziativa di Amnesty International di documentare con video e foto quanto accadeva nella manifestazione di sabato a Roma - si legge in una nota - contiene, per come è stata diffusa, un elemento su cui riflettere».
Secondo il Dipartimento «è stato riportato che l'intento degli attivisti è quello di documentare le eventuali violenze delle forze di polizia. Questo vuol forse dire - si legge ancora - che nel caso le violenze fossero quelle dei manifestanti non verrebbero riprese? Se gli interessi tutelati sono quello dei diritti umani, quegli stessi diritti non li può vantare il carabiniere pestato a terra o il poliziotto con la gamba massacrata dai pezzi di ferro di una bomba carta? Per chi ritiene le parole importanti, Amnesty (amnistia) vuol dire cancellazione delle pene, delle sofferenze inflitte da condanna. Per tutti, non solo per una parte... Ecco, il problema di queste settimane è proprio questo inasprirsi delle parti». E si dice ancora: «Fascisti e antifascisti, democratici antidemocratici. Buoni e cattivi. Almeno da una associazione di alto livello come Amnesty International ci saremmo aspettati una sola differenza: quella contro i violenti. Tutti!». 

Sul profilo ufficiale della Polizia di Stato è stato pubblicato un tweet ironico che si riferisce al fatto: «A Roma - si riporta - alla manifestazione promossa dall'Anpi presenti osservatori di @amnestyitalia contro violazioni diritti umani. Dopo violenze subite a #Piacenza e a #Torino le Forze dell'Ordine si sono sentite tutelate». 

Per Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, «I cop watchers (osservatori dei poliziotti, ndr) sono strumento di garanzia, per tutti». Che nella sua dichiarazione volesse essere ironico anche lui?

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