Pubblicato il 20 febbraio 2018 da L'Osservatore d'Italia.
Con un articolo pubblicato oggi sul quotidiano Leggo postato anche sulla pagina dell’ex Questore di Roma Francesco Tagliente, il giornalista Franco Pasqualetti torna a parlare della gestione della guerriglia urbana nella Capitale esprimendo appezzamenti Per l’ex Questore. ” Voglio ricordare – scrive Tagliente postando l’articolo- che quel 15 ottobre, circa 3000 antagonisti incappucciati a armati di bastoni e bottiglie incendiarie, tentarono ripetutamente di sfondare lo sbarramento realizzato strategicamente con i mezzi delle forze di polizia per raggiungere le sedi istituzionali. Lungo il corteo composto da oltre 50 mila persone procurato danni a 5 esercizi commerciali ed altrettanti edifici, a 20 veicoli e cassonetti ed incendiato un edificio e un blindato dei carabinieri. Nel corso degli interventi con i reparti inquadrati riportarono ferite 105 operatori di polizia 35 manifestanti”.
Nella successiva ricostruzione fatta in Senato, il Ministro dell’Interno sottolineò che «c’era la volontà di ricreare l’incidente avvenuto a Genova ed è solo grazie alle forze dell’ordine che si era impedito che ci scappasse il morto”. Se non ci sono stati morti disse, “lo si deve proprio alle forze dell’ordine”. “Per quelle devastazioni e saccheggio – aggiunge il prefetto Tagliente- le indagini di Polizia e Carabinieri consentirono azioni mirate con arresti, perquisizioni, sequestri e denunce seguiti da procedimenti che a distanza di tempo hanno consentito pesanti condanne confermate in Cassazione. Condanne esemplari che hanno avuto il loro effetto deterrente. Per un lungo periodo infatti non abbiamo più avuto manifestazioni violente di quella portata. Segno che la cultura dell’inchiostro, cioè dell’utilizzo degli strumenti giuridici produce i suoi effetti”.
Oggi – prosegue Tagliente- confermo quindi uno dei miei punti fermi della strategia per la gestione dell’ordine pubblico che può essere riassunto nella espressione: “Meglio l’inchiostro del manganello”. “E’ chiaro – precisa- che non esiste un dispositivo unico di gestione dell’ordine pubblico universalmente valido, ma esistono le norme, i regolamenti e le buone prassi frutto di anni di lavoro nella gestione della piazza, dello stadio o del corteo.
Ciascun episodio è unico e come tale va trattato, nella cornice delineata dalle fonti normative. Ora che quelle violenze di piazza stanno tornando, manifestando tutta la loro pericolosità – conclude- voglio ricordare che per gestire la follia della guerriglia urbana delle folle servono coesione istituzionale e strumenti giuridici con effetti deterrenti come Daspo con prescrizioni, denunce e arresti differiti seguiti da condanne esemplari e misure carcerarie.
La battaglia della legalità nell’ordine pubblico si vince nel quotidiano praticando la via incondizionata, persino alla mediazione, del rispetto delle regole. Occorre che a coloro i quali hanno da sempre considerato la piazza e quindi la folla come meccanismo di deresponsabilizzazione dell’individuo protetto dalla massa, sia ribadita e resa effettiva la “paura delle conseguenze”. Questo obiettivo si consegue ogni giorno affinché la necessità di rispettare le regole divenga una consapevolezza culturale ma anche una necessità a fronte di uno Stato che non tollera impunità per i violenti e per i trasgressori delle regole poste a presidio della libertà di espressione del pensiero.
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