02/03/18

Acquisti che insospettiscono il fisco





articoli della Redazione

Acquisti che insospettiscono il fisco. 
Agenzia delle Entrate: ecco l’elenco delle spese che fanno scattare il redditometro e l’accertamento fiscale. 


Hai messo da parte dei soldi contanti. Si tratta soprattutto di regali ricevuti in varie ricorrenze e di alcune vincite al gioco. Ci sono però anche i proventi di alcune vendite e attività che hai fatto senza emettere fattura e dichiararli al fisco. Ora però vorresti goderti il frutto di tanta parsimonia e dedicarti a ciò che ti riesce meglio: lo shopping. Hai tanti desideri da soddisfare e, quando si tratta di spendere soldi, di certo non ti manca la fantasia. Senonché ti sorge un sospetto.
L’impossibilità di poter dimostrare la provenienza del denaro ricevuto ti ha portato a non depositarlo mai in banca (i regali ti sono stati dati sempre in contanti e le vincite sono avvenute a un normale tavolo di gioco; per non contare delle vendite “in nero” che non potrebbero mai essere giustificate). Ora però non vuoi che l’Agenzia delle Entrate si accorga di tale disponibilità economica proprio dalle compere che andrai a fare.
Così, per stare tranquillo e non rischiare grane con il fisco, ti chiedi quali sono gli acquisti che insospettiscono il fisco e fanno arrivare un accertamento. Di tanto parleremo in questo articolo in cui cercheremo di spiegarti quali precauzioni prendere nel momento in cui decidi di spendere dei contanti. Se domandi a un medico se una sigaretta al giorno ti fa male, cosa vuoi che ti risponda? Molto probabilmente ti dirà che, in teoria, sì: la sigaretta fa sempre male; ma in pratica è più difficile avere problemi di chi ne fuma venti in una giornata.
Con il fisco funziona pressappoco allo stesso modo: una piccola evasione o un semplice indizio di evasione difficilmente genera accertamenti. Ma è sempre bene sapere che, quando c’è in mezzo l’Agenzia delle Entrate, tutto può succedere. Così ecco quali acquisti insospettiscono di più il fisco. Intanto è bene sapere che, parlandosi di acquisti, lo strumento utilizzato dall’Agenzia per scoprire le evasioni è il redditometro. Si tratta di un algoritmo che misura le spese sostenute dal contribuente nell’arco dello stesso anno e le confronta con il reddito da questi dichiarato: se le prime sforano di oltre il 20% i guadagni riportati sulla dichiarazione dei redditi, il contribuente viene chiamato a spiegare come si è procurato i soldi extra per mantenere un tenore di vita più alto delle sue possibilità.
Se le motivazioni offerte sono convincenti tutto si ferma lì, altrimenti arrivano le rogne. Grazie il redditometro, insomma, il reddito viene ricostruito sulla base degli acquisti fatti. Ed è logico che tanto più sono costosi i beni comprati, tanto maggiore è il rischio di innescare la macchina dell’accertamento. A finire nel redditometro sono innanzitutto i beni di lusso. Per tornare quindi a quali acquisti insospettiscono il fisco, tra questi c’è certamente la casa e l’automobile. Se l’intestazione del bene viene fatta grazie a donazioni ricevute, sarà bene tenerne traccia facendosi bonificare la somma sul proprio conto o su quello del venditore (è lo schema della cosiddetta «donazione indiretta») oppure facendosi consegnare un assegno non trasferibile.
Perché il fisco si insospettisca è però necessario che venga a conoscenza dell’acquisto del bene. Il che succede sempre con i beni riportati in pubblici registri come appunto gli immobili (per i quali c’è l’Ufficio dei Registri Immobiliari, tenuto presso l’Ufficio del Territorio dell’Agenzia delle Entrate stessa) o le auto (per le quali invece esiste il Pra, tenuto dall’Aci). In generale finiscono nel database dell’Agenzia delle Entrate tutti gli acquisti fatti con partita Iva o codice fiscale. Si tratta, ad esempio, di viaggi, contratti di affitto, mutui, polizze assicurative: tre tipiche categorie di spese che possono far scattare il redditometro. Lo scontrino resta invece anonimo: con il risultato che chi va in un ristorante di prima classe o riempie due carrelli della spesa al supermercato non può subire accertamenti fiscali. I problemi potrebbero porsi se il pagamento avviene con carta di credito o bancomat: si tratta di strumenti tracciabili che consentono di risalire all’importo, al beneficiario e alla data della transazione. Ma come detto, una sigaretta al giorno non fa troppo male e difficilmente il fisco si muove nei confronti del consumatore medio che ha fatto incetta di scorte.
Ma il dipendente che guadagna 400 euro al mese, che va due volte all’anno all’estero, acquistando pacchetti vacanza all inclusive genera non pochi sospetti. Rata del mutuo e delle polizze assicurative possono far salire verticalmente la lancetta dei sospetti dell’Agenzia delle entrate se il peso che l’uscita mensile ha sul reddito del contribuente è sproporzionato. Si pensa, a torto, che un finanziamento dovrebbe denunciare una situazione di povertà, in quanto comporta un impoverimento e non un acquisto, ma nessuno chiede un mutuo (né una banca lo concede) in mancanza di redditi tali da garantire la restituzione. Ed anche a questo varco che il fisco aspetta l’incauto contribuente. Il principio è lo stesso per chi prende un appartamento in affitto molto costoso: anche qui siamo nell’ambito delle spese che si fanno dichiarando il proprio codice fiscale e che pertanto finiscono nel calderone dei dati controllati dal fisco; non dimentichiamo peraltro che il contratto di locazione finisce direttamente all’Agenzia delle Entrate quando viene registrato. Un canone di affitto elevato, non giustificato dal reddito, può far scattare il redditometro.
L’acquisto di titoli come pacchetti azionari e obbligazioni possono generare sospetti più che fondati: si pensi al contribuente che investa in borsa tramite la propria banca consegnando denaro liquido. Si tratta di una perfetta operazione di riciclo di denaro in nero che però può comportare rischi. Scaricare dalle tasse troppe spese, come quelle mediche, quelle per l’istruzione dei figli, quelle per cene pranzi fuori casa, ristrutturazioni ed acquisto elettrodomestici, leasing immobiliare è l’ultima delle tracce che possono mettere sul “chi va là” l’Agenzia delle Entrate. Anche in tale ipotesi bisognerà quindi evitare di spendere più di quanto si guadagna.

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